FLO LE PROSSIME DATE DE “IL MESE DEL ROSARIO TOUR”

19 Luglio 2016

flo verticale WEB

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FLO

Continua il tour nazionale di presentazione di “IL MESE DEL ROSARIO”, il nuovo emozionante disco di FLO. Il prossimo appuntamento live è previsto per domani, martedì 19 luglio: FLO aprirà il concerto di Stefano Bollani all’Arena Flegrea di Napoli. Qui di seguito le altre date estive.

“IL MESE DEL ROSARIO” TOUR

20 luglio – Cavriago (Reggio Emilia) – Cantina Garibaldi

21 luglio  – Bientina (Pisa) – Musicastrada

22 luglio – Firenze – Utopiko Festival

29 luglio – Valdagno (Vicenza) – Festival Femminile Singolare

30 luglio – Polla (Salerno) – R…Estate Ragazzi

2 settembre – Praiano (Salerno) – Festival della tradizione

FLO è una delle personalità più eclettiche e versatili tra le nuove leve del panorama musicale italiano: vanta interessanti collaborazioni, come quella con il musicista Daniele Sepe. Inoltre, ha ha partecipato e vinto numerosi premi tra cui Premio Musicultura 2014 e 2015,  Premio Andrea Parodi 2014, Miglior testo al premio Bianca d’Aponte 2014. 

 “IL MESE DEL ROSARIO” è la cronaca di città ed esistenze sospese nel tempo e nello spazio, in perfetto equilibrio tra pietà e disincanto. Canzoni esposte al sole di controre indefinite, ai moti di un vivere spregiudicato, ritmico, pulsante, ma ben nascosto sotto un’imperturbabile quotidianità. Nove brani (sette inediti e due riarrangiamenti di altrettanti brani di Rosa Balistreri) più una ghost track, la sua versione del classico “Bang Bang” di Sonny Bono.


“IL MESE DEL ROSARIO”

IL NUOVO DISCO DI FLO

(Agualoca Records – Distribuzione Audioglobe)

“Il mese del rosario” è la cronaca di città ed esistenze sospese nel tempo e nello spazio, in perfetto equilibrio tra pietà e disincanto. Canzoni esposte al sole di controre indefinite, ai moti di un vivere spregiudicato, ritmico, pulsante, ma ben nascosto sotto un’imperturbabile quotidianità.

Una quotidianità in cui si recita il rosario con passione ardente, la stessa

con cui forse si è peccato.

Un disco in cui coesistono il calore dell’indulgenza, la rassicurante memoria delle storie raccontate e il gentile libertinaggio dell’animo umano.

La produzione artistica è affidata al chitarrista Ernesto Nobili, che firma insieme alla cantautrice anche questo nuovo lavoro dal suono accattivante e viscerale, ancora una volta e ancor di più, fusione di vibrazioni e linguaggi di luoghi lontani.


FLO INTRODUCE “IL MESE DEL ROSARIO”

“Da bambina mi nascondevo sotto il tavolo o dentro gli armadi per ascoltare i discorsi degli adulti. Tendevo le orecchie ai mormorii e facevo la spia.

Ricamavo sopra le verità, infiniti particolari inventati e nuovi intrecci, fino a quando quelle verità diventavano le vite romanzesche di altri, di altri che esistevano solo per me, nella mia mente e nei miei giochi.

Inventare storie è ancora il mio gioco preferito.

Vestire i panni di altri è diventato il mio modo per comprenderli; godere dell’appartenenza ai luoghi e a chi li abita è diventato il mio modo per scansare il pregiudizio e il luogo comune.

Ho scritto “Il mese del rosario” immaginando le storie che strisciano sotto l’imperturbabile normalità di una qualunque terra di mezzo, indovinando i segreti nascosti dietro gli occhi bassi che recitano il rosario, ipotizzando quali peccati spingono a pentimenti così ardenti.

“Il mese del rosarioè la cronaca di città ed esistenze sospese, in equilibrio perfetto tra pietà e disincanto.

Canzoni esposte al sole di controre indefinite, ai moti di un vivere spregiudicato, ritmico, pulsante, ma ben nascosto sotto la condivisa regola della quotidianità.

Un disco in cui coesistono il calore dell’indulgenza, la rassicurante memoria delle storie raccontate e il sottile libertinaggio di un vivere più che mai terreno.

Un disco in cui ognuno ha la propria sacrosanta ragione.

La nascita di questo lavoro, la sua forma musicale, il suo carattere sono stati senza dubbio il risultato di un lavoro di squadra.

Una squadra più che mai energica e solida, formata da MICHELE MAIONE alle percussioni, MARCO DI PALO al violoncello ed ERNESTO NOBILI, chitarrista, produttore artistico e autore di diverse musiche.  Il quartetto è reduce da due anni di concerti in Italia e in Europa, durante i quali il suono è diventato sempre più peculiare ed accattivante. Il raffinato composto acustico del primo disco “D’amore e di altre cose irreversibili” si è tramutato in un miscuglio sonoro compatto e decisamente più aggressivo. Questo rappresenta per me il punto di partenza imprescindibile, il perfetto contraltare all’assolo creativo che è la scrittura dei testi.”

La produzione discografica de IL MESE DEL ROSARIO è ancora una volta dell’indipendente Agualoca Records, caparbia etichetta napoletana; il progetto del disco ha anche avuto il supporto di una Campagna crowdfunding realizzata sulla piattaforma Musicraiser.


TRACKLIST:

  1. VULIO
  2. BELLISSIMA PRESENZA
  3. MALEMARITATE
  4. AD OGNI FEMMINA UN MARITO
  5. FREVA E CRISCENZA
  6. CONTRORA ARANCIONE (Including the Samo Killer)
  7. QUALE AMORE
  8. BUTTANA DI TO MA /
  9. TERRA CA NUN SENTI

IL MESE DEL ROSARO  – guida all’ascolto

VULIO

In lingua Napoletana, vulìo significa voglia. A ben guardare, però, avere un vulìo corrisponde quasi sempre ad uno stato d’animo di irrequietezza e inappagamento. L’anelito incompiuto, il desiderio insoddisfatto, il “ vorrei ma …”

Questa è la canzone della vita che scorre fuori dalla porta che non apriamo; della bella stagione che passa e che non vediamo; del sospetto atroce che la vita potrebbe accadere proprio adesso mentre siamo troppo pigri e spaventati per raccogliere la sfida emotiva di realizzare un desiderio.

BELLISSIMA PRESENZA

Negli ultimi tempi alla “bella presenza” nella pagina degli annunci, qualcuno ha sostituito il superlativo “bellissima presenza”. In una sola parola si dichiara senza pudore che, nel migliore dei casi, il merito non basta da solo e nel peggiore dei casi, invece, non conta proprio. Si tratta di una canzone tragicomica che non riflette sulla fortunata esistenza dei belli e quella sfortunata dei bravi, ma sospira rassegnata con il ghigno nostrano “perché è così che va la vita”.

MALEMARITATE

Attraverso i racconti di uno chef che mi faceva da cicerone in un ex ricovero per prostitute – oggi divenuto luogo incantevole di arte e cultura – ho scoperto curiose storie tra il sacro e il profano.

Tra il ‘400 e il ‘500 erano tantissimi i monasteri e i conventi dove le donne, dopo una vita a fare il mestiere, si ritiravano in cerca di un ricovero per corpo e anima. Facili prede di preti venditori di indulgenze, le sventurate ben presto tornavano alla strada, preferendo la libertà della loro professione all’abuso del potere.

AD OGNI FEMMINA UN MARITO

Tra le mie canzoni è senz’altro quella a cui sono più legata. É il dialogo aperto tra chi ha vissuto e conosce l’inganno dei sentimenti e chi ha la vita davanti e non ha ancora ridimensionato le proprie aspettative.

Racconta dell’amore di una madre, così maledettamente perfetto, così assoluto e completo, così ineguagliabile e poi racconta dell’amore di una figlia, così per difetto, così incompiuto.


FREVA E CRISCENZA

Letteralmente si tratta della febbre di crescita; un malessere quasi mitologico, la spiegazione epica in assenza della spiegazione medica. Mia nonna materna sapeva togliere il malocchio con un piattino, dell’olio e il suo indice uncinato. Io m’incantavo a guardarla. Poi la notte, nel buio della stanza enorme, morivo di paura: incubi di piattini volanti, sagome di mobili animate e legno che scricchiola e pronuncia parole terrificanti.

Ho scelto un napoletano arcaico e quasi perduto per raccontare il ricordo della mia infanzia; un mantra, incomprensibile ai più, per sentire ancora il mantra che mia nonna a labbra serrate cantilenava mentre annientava il malocchio.

CONTRORA ARANCIONE

È il racconto leggero e graffiante di un tradimento finito in tragedia.

Un delitto d’onore da commedia all’italiana anni 60.

Quando l’ho scritto pensavo a Mastroianni e alla Sandrelli, alle atmosfere di Pietro Germi, a quelle pulsioni vitali e vergognose che ci fanno sentire vivi e peccatori. La musica è nata in sala prove, suonando insieme, scambiandoci occhiate d’intesa e di traverso. Ascoltando il disco, ho riconosciuto in questo brano più di tutti gli altri, il terzo elemento complementare alla musica e al testo: il divertimento.

QUALE AMORE

Ho scritto questa canzone in treno dopo aver ascoltato l’intervista alla madre di una mia coetanea massacrata dall’uomo che diceva di amarla. “Emiliana adesso è nel vento, è libera e nessuno potrà più farle del male” disse la donna nel suo composto dolore. Pensavo alla libertà nella morte, alla vigliaccheria, all’amore che non è amore, alla banalità del dolore e scrissi di getto. Non pochi dubbi ho avuto rispetto a se incidere o no questa ballata – di amore violento si parla troppo e male – ma la sentivo, sentivo dentro di me il desiderio di scrivere l’epitaffio sublime ed irriverente di chi non ha più paura perché è tornato alla grandezza della natura, lontano dalle miserabili e minuscole vicende dei vivi. Il grande arpista Vincenzo Zitello, con cui ho condiviso il palco al Folkest l’estate scorsa, ha accettato con entusiasmo il mio invito a suonare questo brano. Vincenzo ha creato atmosfere e armonie meravigliose; mi ha commossa sin dalle prime note, come solo un grande musicista riesce a fare.

BUTTANA DI TO MA /  TERRA CA NUN SENTI

Anche in questo secondo disco ho voluto omaggiare Rosa Balistreri, la mia stella polare. Attraverso la sua interpretazione ho conosciuto il brano tradizionale “Buttana di to ma” – che ho inciso in presa diretta per tamburo e voce sola insieme ad uno straordinario Michele Maione – la struggente “Terra ca nun senti”, ma soprattutto ho scoperto come cantano corpo e anima insieme. Nella sua interpretazione c’è sempre quell’urgenza del canto, in cui la voce è solo il terminale di un processo emotivo molto più profondo. Rosa canta la drammaticità della condizione umana, l’ingiustizia sociale patita dai vinti; le sue interpretazioni riempiono di dignità le vicende particolari trasformandole in parabole universali. Questo è ciò che di lei mi affascina. Ascoltarla cantare accende ogni volta in me il desiderio forte di lasciarmi attraversare da questi brani e rimetterli in circolo attraverso il mio sentire e la mia esigenza. Rosa è davvero la mia stella polare.


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