PAOLO BENVEGNU’ – HERMANN

16 Febbraio 2011

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PAOLO BENVEGNU’

“HERMANN”

(La Pioggia Dischi/Venus)

 

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Se il live Dissolution chiudeva un ciclo, quello introspettivo, la volontà di guardare davanti a se e di aprirsi al mondo (per usare le sue parole) ha portato Benvegnù a partire da lontano, per un nuovo, magnifico viaggio nella sua musica e nelle sue parole, nella sua poesia.

Il suo ultimo disco, dal titolo “Hermann” è un lavoro composto da tredici brani inediti, e si snoda sul tema dell’uomo – della sua storia, la sua evoluzione (o involuzione?) – intorno a cui si muove un mondo fatto di immagini, di intuizioni letterarie, di fantasia concreta come nessuna realtà.  Come un film, mai girato.

L’ispirazione per il titolo ha, come sempre, un’origine affatto casuale.

Gli uomini, intesi come esponenti di sesso maschile, nascono dalle donne, stabilendo dunque un legame indissolubile con la femmina.

Hermann ha una derivazione sassone; racchiude la particella “her”, inteso anche come “l’uomo di lei”;

Il nome Hermann è formato dalle radici harja, esercito e mann, uomo, e significa anche “Guerriero”; Nelle sue origini vi è anche quella ebraica; da qui il doppio significato anche di vittima e carnefice, dell’invaso e dell’invasore;

HERMANN è un’opera densa di significati  visionari ed apocalittici e riassume la storia dell’uomo sulla terra attraverso l’esplorazione del mito e del carattere di personaggi chiave del pensiero occidentale.

Così, i brani dei Paolo Benvegnù parlano di classici come ad esempio i miti di Narciso, Perseo ed Andromeda, Ulisse. Affrontano il mondo antico e moderno attraverso i conquistatori, i mistici, gli economi, gli scrittori (Henry Miller, Jean Paul Sartre, Francesco Datini, Hermann Melville) articolando un affresco di suggestioni ora ironiche ora commoventi.

Ma sempre dell’umano si parla. Del tentativo e del fallimento. Del tendere e del Sentire, dell’Amore ad ogni costo, della grande paura di perdersi. Dell’invaso e dell’invasore.

Il tutto però, sotto la grande lente deformante della  multipossibilità post-moderna, che spinge i Nostri verso una spiegazione del Futuribile visto come un’Alba Bellissima  attraverso un mare di ghiaccio.

 

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