JOE BARBIERI – RESPIRO

Vai alla scheda di Joe Barbieri
Riscolta l’intervista di Joe Barbieri a “Sentieri notturni”
Nel giorno dell’equinozio di primavera (che quest’anno cade il 20 marzo) raggiunge i negozi il nuovo album di inediti di Joe Barbieri, intitolato “Respiro”.
A tre anni di distanza da “Maison Maravilha” (il disco che con le sue 20.000 copie vendute tra Nord America, Asia ed Europa lo ha fatto conoscere come uno dei nuovi autori italiani più apprezzati) il cantautore napoletano si misura in quella che punta ad essere la sua prova “più internazionale”, pubblicando il suo nuovo progetto in 62 paesi equamente distribuiti tra i cinque continenti.
“Respiro” è un caleidoscopio di momenti musicali densamente differenti – che vanno dal manouche al bolero, passando per il jazz, la musica sinfonica e la sempre amata bossa – eppure legati stretti dal filo rosso dell’inconfondibile italianità di Barbieri: “In questa nuova pagina” – racconta lo stesso Joe – “ho desiderato mollare un po’ gli ormeggi della ‘ricerca formale’, in favore di un approccio più libero alla composizione che è diventato quasi una pulsione involontaria; come involontario è l’atto del respirare, il percorso dell’andare e del tornare dell’aria che in sè rinnova polmoni, idee, aspirazioni. I tanti concerti degli ultimi anni mi hanno impartito la lezione del riuscire a offrirmi con maggior spontaneità, del cantare con ancor più disponibilità per chiunque volesse regalarmi il proprio mettersi in ascolto, alla ricerca di un comune afflato: unico, semplice, condiviso”.
Ora va detto che “Respiro” è stato registrato in un luogo davvero prezioso, calato del cuore più antico di Napoli: l’appartamento che è stato set di due film-culto per la regia di Vittorio De Sica: “Matrimonio all’italiana” (con Sophia Loren e Marcello Mastroianni) e “L’Oro di Napoli”. E nessuno scenario poteva essere forse più pertinente, considerata l’innata attitudine cinematografica che spesso viene riconosciuta alla musica di Barbieri, le cui opere possono essere in molti casi ridotte a piccole colonne sonore, a micrometraggi nei quali un’atmosfera ancestralmente sudmediterranea non hai mai mancato di esondare in vocazioni “world” e jazz.
E accade così che, come nei suoi precedenti episodi discografici, anche stavolta ad un nucleo di eccellenti musicisti suoi conterranei (come Antonio Fresa, Giacomo Pedicini, Sergio Di Natale, Pasquale Bardaro, Oscar Montalbano, Stefano Jorio, Emidio Ausiello e molti altri) Barbieri abbia voluto aggiungere le “quinte sonore” di colleghi più lontani, per cultura o semplice territorialità: ad impreziosire “Respiro” sono arrivati l’orchestra d’archi del primo violino albanese Armand Priftuli, il pianoforte di Stefano Bollani (“Un regno da disfare”), la tromba di Fabrizio Bosso (“Étape par étape par étape” e “’E vase annure”), e le voci di Gianmaria Testa (“Le milonghe del sabato”) e del premio Oscar uruguaiano Jorge Drexler (“Diario di una caduta”).
Il risultato di tutti questi ingredienti è la conferma – e se possibile, un ulteriore arricchimento – di un linguaggio che è distintivo di Joe Barbieri; e che punta a fondere elementi senza tempo con la contemporaneità di precise soluzioni armoniche, timbriche ed espressive.
Anche sul piano meramente sonoro, ad esempio, “Respiro” beneficia di un insieme di scelte tecniche molto singolari nelle quali le facilitazioni di apperecchiature digitali cedono spesso e volentieri terreno all’uso di microfoni e compressori a valvole, a strumenti artigianali e al cuore caldo e pulsante di un mixer analogico Neve della fine degli anni settanta.
Coerentemente e conseguentemente a queste scelte “Respiro” sarà pubblicato da Microcosmo Dischi in due differenti formati: su CD e – per la prima volta per Barbieri – in vinile 33 giri a 140 grammi. Entrambi i supporti saranno distribuiti per l’Italia da Edel.
JOE BARBIERI “RESPIRO”
Joe racconta in breve le sue nuove canzoni.
1. “Zenzero e cannella”
Una di quelle canzoni che nascono come già scritte, nella quali aggettivi e rime incrociate si dispongono sveltamente e un po’ da sole a raccontare una storia. Mi ha divertito giocare in punta di spezie e pigrizia, di ricette e buon vino e ho assecondato l’ironia che sentivo far capolino in punta di penna (si, scrivo ancora con carta e penna) e che spontaneamente si accoppiava ad una delle mie più grandi passioni: la cucina.
2. “Scusami”
Ricordo che stavo ascoltando un’intervista di Fabio Fazio a Paolo Conte. Improvvisamente un impulso, un senso di ispirata chiarezza. Imbraccio la mia chitarra e in mezz’ora è nata “Scusami”. Con le strofe, gli incisi e buona parte dell’arrangiamento già tutti incastrati. Un colpo di fulmine, un bolero. Uno dei brani che più amo di questo disco.
3. “Diamoci del tu”
Fu una domenica mattina, molto presto. La cucina che profumava del primo caffè. Avevo voglia di cantare qualcosa, ma non sapevo cosa. Poi un motivetto nuovo, un incipit… “Diamoci del tu”… e in poco tempo il resto mi si è sciolto tra le dita, chiaro, definito, pronto. Un minuscolo divertissement che prende in prestito echi del Trio Lescano e Django Reinhardt. Uno swing piccolo piccolo da fischiettare spalleggiati della chitarra manouche di Oscar Montalbano e del vibrafono di Pasquale Bardaro.
4. “Un regno da disfare” (con Stefano Bollani)
Ero a Firenze, per prendere parte ad un concerto di beneficenza organizzato da Bollani. Intanto avevo appena finito di scrivere questo brano, che è un piccolo racconto, una storia minima; propongo a Stefano di ascoltarlo e di dirmi se aveva voglia di condividerlo. Un mese dopo eravamo in studio, ne abbiamo fatto otto versioni di file, secondo me – per suo merito – tutte da perdere il fiato. Questa però è la mia preferita.
5. “Sostanza e forma”
“Sostanza e forma” è un viaggio attraverso il tentativo ultimo di sfrondare il cuore fragile della sostanza dal velo pervicace della forma, verso il deliberato e talvolta necessario annullamento di sé stessi che precede il potersi ricostruire partendo dalle fondamenta e dalla riscoperta dei propri valori angolari.
6. “’E vase annure” (con Fabrizio Bosso)
La mia terra, la mia lingua. “’E vase annure” è l’omaggio alla mia città, a Napoli; ma anche all’amato Brasile con il quale sento legami inscindibili e ad un modo di fare canzone che ho imparato da Sergio Bruni come da João Gilberto. Fabrizio (Bosso) mi ha aiutato suggellando ogni accordo e ogni parola con la sua tromba indelebile ed intensa.
7. “Le milonghe del sabato” (con Gianmaria Testa)
Sono un tanghero da due soldi, e nelle milonghe ho spesso passato lunghe notti. In “Le milonghe del sabato” ho tentato di raccontare il commercio di incontri e di inviti che è tipico di questi luoghi fuori dal tempo e dallo spazio, in cui donne ed uomini si cercano e talvolta si trovano con un codice singolare e qualche volta un po’ crudele. Gianmaria (Testa) – che ho conosciuto musicalmente proprio ballando alcune sue canzoni – aveva l’anima perfetta per accompagnarmi in quest’atmosfera, e il suo contributo ha reso magicamente vivo e pulsante questo tango.
8. “Diario di una caduta” (con Jorge Drexler)
Era da un po’ che Jorge ed io volevamo fare qualcosa insieme. Avevo tra le mani questo brano che mi pareva ideale per realizzare questo nostro desiderio: “Diario di una caduta” è una canzone che ha una vocazione esistenzialista, e che racconta il senso di vacuità e nichilismo che talvolta ci avvinghia, e quel tentativo di sottrarvisi che è uno dei nuclei della lotta stessa dell’esistenza, io credo.
9. “Étape par étape par étape” (con Fabrizio Bosso)
Per questo disco volevo trovare un piccolo “gioco musicale” da reinventare, una vecchia canzone da rileggere. Ne ho ascoltate molte prima di pensare “perché non scriverne una nuova di zecca?”. Così è nata questa piccola canzone, ispirata a certi brani della Francia anni ’30 e ’40, quella di Charles Trénet o Maurice Chevalier per intenderci. Ma anche a Woody Allen, perché no.
10. “Come una casa”
Ho tentato di raccontare il desiderio di appartenere, come anche quello di essere casa, luogo ultimo d’un viaggio che in questo caso è sperato a ritroso, controvento; con l’ostinazione e la cieca incrollabilità di cui solo chi attende sa ammantarsi e ferirsi.
11. “Il balconcino del quinto piano”
Mi piace pensare a questa canzone come a un piccolo cortometraggio d’una notte estiva, attraversata sedendo sul ciglio di un balcone che diventa un osservatorio segreto e discreto dal quale scrutare il mondo nel momento in cui l’umanità si ritrae nelle proprie case e dà spazio a personaggi ed oggetti che nel silenzio diventano per poche ore padroni silenziosi e incontrastati.
JOE BARBIERI “RESPIRO” – Altre note.
Come già accaduto per “Maison Maravilha” e “Maison Maravilha Viva” – per i quali Barbieri si era avvalso del lavoro dell’artista triestina Nadia Zorzin – per illustrare “Respiro” Joe ha scelto l’artista svizzera di adozione inglese Catell Ronca. Questa una sua breve biografia:
CATELL RONCA
Catell è nata nel 1974 in Svizzera e vive nel Regno Unito. Si è laureata presso il Royal College of Art a Londra con un master in Arte Comunicazione e Design. Lavora per una varietà di clienti internazionali nell’ambito della pubblicazione di libri, riviste e pubblicità. Importanti commissioni la hanno coinvolta nella realizzazione di una serie di sei francobolli per la posta reale britannica e uno spot televisivo per il New York Botanical Garden.
Le sue ispirazioni provengono dai suoi viaggi all’estero e le sue passeggiate in campagna e nelle città. È docente di illustrazione in diverse università in tutto il Regno Unito.