ALESSIO LEGA : MALATESTA
ALESSIO LEGA – MALA TESTA
(Obst und Gemüse/ Distribuzione Audioglobe)
MALA TESTA è il sesto disco inciso da Alessio Lega. Dopo il premiatissimo Resistenza e amore, (Targa Tenco Miglior Opera Prima 2004) – opera classica e sperimentale, politica e sentimentale, prodotta musicalmente con i Mariposa – Alessio si era dedicato alla rilettura del patrimonio musicale francofono e internazionale, riadattando per la nostra lingua e per il nostro presente capolavori misconosciuti, testimoniati nei suoi dischi successivi.
MALA TESTA ha dunque una gestazione quasi decennale, attentissima al presente e ai suoi suoni, alla ricerca di una strada e di una musica adatta alla rinascita della canzone narrativa.
Alessio Lega è un cantastorie e come tale il suo lavoro di ricerca e di mantenimento della memoria è parte fondamentale della sua opera. Il linguaggio è il folk, il pop, il rock che suona nella piazza globale e cerca i tratti individuali nelle tante maschere della ribellione. Le sue rime sono spesso aspre, dall’ironia tagliente, ed hanno la capacità di saper raccontare le storie in maniera perfettamente lucida e dettagliata, nello spazio di una canzone.
MALA TESTA è dunque un disco di resistenza; al logorìo della memoria, alla normalizzazione, alle nuove schiavitù, alle prepotenze, di qualsiasi tipo e in qualunque latitudine si manifestino.
LISTA BRANI:
1 -FRIZULLO
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Parte prima – Tornare a bomba
2 – CANZONI DA AMARE (ospite Paolo Pietrangeli)
3 – frammento “Addio morettin”
4- RISAIE
5 – MONTE CALVARIO (autore Ascanio Celestini)
6 – SPARTACO
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Parte seconda – Romanzo di formazione
7 – LA SCOPERTA DI MILANO
8 – ICARO
9 frammento “Dormi Dormi”
10 – I BACI
11 – INSULINA
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Parte terza – Le storie cantate
12 – MATTEOTTI
13 – ROSA BIANCA
14 frammento “Corso Regina Coeli”
15 – ISABELLA DI MORRA
16 – DIFENDI L’ALLEGRIA
17 -frammento “Esecuzione produttiva” (ospite Ascanio Celestini)
18 – LA PIAZZA LA LOGGIA LA GRU
Prodotto da Rocco Marchi
Musicisti presenti nel cd:
ALESSIO LEGA – voce
ROCCO MARCHI – pianoforte, eko tiger, pianet, synth
ANDREA FACCIOLI – chitarre, banjo, autoharp
FRANCESCA BACCOLINI – contrabbasso
ANDREA BELFI – batteria, percussioni, fischi
Ospiti:
PAOLO PIETRANGELI – voce (brano 2)
PAOLO CIARCHI – voci, percussioni, trombazzi, armonica a bocca (brani 2,6,7,15,16)
APPUNTI SUI BRANI (CANZONI COME STORIE):
Malatesta racconta di vicende umane, narrate da un cantastorie dei nostri giorni. Parla di piccoli grandi eroi, che hanno dedicato la propria vita ad accompagnare gli ultimi, gli emarginati, sacrificando la propria esistenza in nome di un ideale; ma anche di sfruttamento, di “nuovi poveri”, di quello che viene definito un “nuovo schiavismo”.
E dunque emblematiche e centrali nella narrazione complessiva di MALA TESTA sono le storie di Dino Frisullo (FRIZULLO), l’anima bella, il pacifista che lottava per i diritti dei migranti e che dai migranti ebbe l’onore di essere assunto a “nome tutelare” scritto sul fianco delle navi carretta; la storia di Isabella di Morra, poetessa del ‘500 uccisa dai fratelli a causa delle sue aspirazioni di donna innamorata e di scrittrice; quella di Giacomo Matteotti, nome simbolico della resistenza alla barbarie del fascismo; la storia dei 6 migranti saliti per protesta su una gru nell’ottobre del 2010 intrecciata a quella delle 8 vittime della strage di Piazza Loggia del 28 maggio ’74. La storia di Sophie Scholl, fondatrice del gruppo di studenti della Rosa Bianca che si oppose al nazismo e alla persecuzione razziale; la storia del canto sociale delle mondariso del nord Italia, quella collettiva dei lavoratori precari dei centri commerciali – in una canzone inedita di Ascanio Celestini – quella dello schiavo ribelle Spartaco che torna come il simbolo dell’eterna ribellione. La storia individuale dell’autore emigrato in una Milano impossibile e amata d’amore; la storia dell’amore che nasce come una possibile ribellione al tempo presente, che si confessa e si eterna nell’assoluta intimità dei baci.
LA MUSICA E I MUSICISTI
La produzione artistica di ROCCO MARCHI costruisce un mondo sonoro che segue lo stesso filo narrativo: una controscena musicale che sostiene con assonanze e dissonanze il dipanarsi delle storie. A dargli vita il contrabbasso di FRANCESCA BACCOLINI, a fianco ad Alessio dal vivo fin dal 2009, le chitarre e il banjo di ANDREA FACCIOLI e la batteria di ANDREA BELFI. Sperimentatori attivi nel mondo della musica di ricerca, al quale partecipano con progetti come Cabeki, Hobocombo, Tumble, mettono per l’occasione la loro ricchezza timbrica al servizio delle canzoni di “Mala Testa”.
Accanto a loro alcuni ospiti d’eccezione. PAOLO PIETRANGELI, autore di “Contessa” brano-manifesto di una generazione, canta “Canzoni da amare”, brano-manifesto del disco. PAOLO CIARCHI, manipolatore di oggetti sonori sin dai tempi della Comune di Dario Fo, colora alcuni dei brani con voci, percussioni e trombazzi. ASCANIO CELESTINI regala al disco un suo brano inedito e un piccolo monologo sul sistema di produzione musicale del Bel Paese.
LE ILLUSTRAZIONI
Sottolinea la vocazione di Cantastorie del disco il fumettista Matteo Fenoglio, che dipinge i personaggi e i musicisti del disco con tratti limpidi e sognanti, realistici e surreali. Matteo si è fatto conoscere in questi anni come il cantore della realtà a fumetti, disegnando le Graphic Novel dedicate a Piazza Fontana (Ed. Becco Giallo 2009) e Piazza Della Loggia (Ed. Becco Giallo 2012).
CANZONE PER CANZONE: MALA TESTA DALLA PENNA DI ALESSIO LEGA
OVERTURE
1 FRIZULLO
Il canto di un cantastorie innamorato del Rock e del Folk. La prima delle “Storie cantate” che ritroveremo in fondo al disco. Dino Frisullo era un bravo giornalista che aveva messo al servizio degli ultimi, dei migranti, dei Kurdi tutta la sua vita: un’anima bella, cioè un rompicoglioni.
2 CANZONI DA AMARE
Un manifesto programmatico in forma di canzone, l’editoriale del disco. Cantata da Paolo Pietrangeli, autore della canzone Contessa (“Compagni dai campi e dalle officine”), non perché indulga alla moda degli ospiti nei dischi, ma proprio perché, come strumento musicale, la voce di Paolo è la voce di una generazione. Se questo fosse un libro, questa canzone ne sarebbe la prefazione… ma siccome questo disco è un film a episodi, preferisco entrare subito nel vivo con Frizullo e poi mettere la prefazione che dice “Questo è quello che vogliamo fare”. Canzoni da amare.
3 ADDIO MORETTIN
Frammento di una canzone cantata dall’indimenticabile Giovanna Daffini, mondina di Reggio Emilia.
4 RISAIE
Ho frequentato a lungo Torino, e da Milano è un’ora e mezzo di treno (non ho mai preso la patente di guida). A volte, in certe stagioni dell’anno, il treno sembra come correre sul pelo dell’acqua, in mezzo alle risaie; altro che Gesù Cristo, è un intero treno che sembra camminare sulle acque.
Così ho ripensato a quelle donne che, magari provenienti da lontanissimo, da certi posti dell’Emilia o del Veneto, andavano a fare le mondine nelle risaie piemontesi, un lavoro duro, terribile, massacrante; tutto il giorno coi piedi in acqua, chine a lavorare il riso tra il fango, le zanzare, il caldo asfissiante, l’umido. Durante il lavoro, però, cantavano. E cantavano anche sul treno che le portava, o che le riportava a casa finita la stagione. Questo treno passa ancora sulle risaie, la raccolta del riso ora è meccanizzata e sui vagoni non ci sono più le mondine, ma i nuovi precari dei Call Center e dei Centri Commerciali. Nessuno canta più, e un lavoratore che non canta è ancora più sfruttato.
5 MONTE CALVARIO
Mentre lavoravamo al nostro libro, Ascanio Celestini m’ha fatto sentire questa sua canzone, che non aveva mai registrato su disco. M’è parso un delitto lasciarla inedita: quanto la mia canzone sulle risaie usa parole nuove per raccontare il lavoro di 50 anni fa, questa usa la metafora cristiana della quale siamo intrisi – il brano originariamente si chiamava “Cristo lavoratore” – per raccontarci da dentro – per spigoli di ironia – la condizione esistenziale del lavoratore di oggi.
6 SPARTACO
Dieci anni fa la parola precario era solo una cosa che riguardava le scuole. Oggi la parola precario rappresenta il grosso dei lavoratori italiani. Siccome mi piace dire le cose col loro nome, ho fatto una riflessione: forse una cosa che somiglia così tanto alla vecchia cara “schiavitù” andrebbe chiamata col suo nome. E allora mi è venuto in mente che se torna di moda la schiavitù, forse dovrebbero tornare di moda anche dei vecchi liberatori. Come Spartaco.
Parte seconda: ROMANZO DI FORMAZIONE
Nessuno è credibile se non si mette in gioco di persona. Ai profeti chiediamo spesso di morire prima di prenderli in considerazione. Ai cantautori – per fortuna – chiediamo solo un po’ di sincerità. Non posso solo occuparmi di temi sociali, facendo finta che i miei dubbi, le mie pene, le mie allegrie, i miei amori non entrino a gamba tesa. Mi fa male il Ruanda, ma se mi lascio con mia moglie mi fa ancora più male, se m’innamoro ancora tutto trova soluzione. È così, è umano che lo sia.
7 LA SCOPERTA DI MILANO
Pezzo piuttosto intricato, come intricato è il rapporto con questa difficile città, che incongruamente amo proprio per i suoi difetti. Questa canzone è la mia risposta ideale a una canzone di Enzo Jannacci “Ohè sun chì”, la canzone di un bambino terrone che guarda le mille luci della grande città. Quando sono arrivato da Lecce non ero più un bambino, e perciò ero ancora più terrone. Dopo tutti questi anni sono diventato uno dei “terroni di Milano”, forse gli ultimi amanti sfegatati che questa città può ancora vantare.
8 ICARO
Canzone proprio d’amore, amore puro. Questa è la storia di un impiegato che sta dietro il suo computer, che ha smesso di vivere, che ha barattato la tranquillità con la vita. Questo è l’impiegatuccio kafkiano che ormai non vive più… E poi incomprensibilmente arriva l’amore e, come una rivoluzione, gli sconvolge tutti i suoi piani ben ordinati, lo tira fuori dal guscio, lo esce per strada a ululare alla luna. Si lamenta, il nostro, ma è ben lieto di farlo, perché si lamenta d’amore.
9 DORMI DORMI
Frammento di una ninna nanna popolare marchigiana. Come molti, ho tentato di farmi qualche ragazza al primo incontro facendola bere… sono finito al tappeto io, ben prima di lei!
10 I BACI
Seconda fase dell’amore: la dichiarazione. Questo brano era già uscito sull’antologia “La leva cantautorale degli anni zero”.
11 INSULINA
L’onda sonora di questo blues avvolgente ci introduce a quella vera e propria malattia mentale collettiva che è l’amore realizzato, la convivenza, il matrimonio. Odori, passioni, secrezioni comprese.
Parte terza: LE STORIE CANTATE
12 MATTEOTTI
La colonna sonora di questo film potrebbe essere quella di “Sacco e Vanzetti” di Morricone cantata da Joan Baez. Il plot è il seguente: siamo nel 1937, il regime di Mussolini è al massimo del consenso. Un bravo antifascista che tiene famiglia non sa proprio da che parte cominciare la sua resistenza, che prima di essere una lotta politica è un fatto esistenziale. Quando la moglie gli annuncia che è incinta, lui decide di chiamare il figlio come Giacomo Matteotti. Il futuro inizia sempre dalla memoria. La memoria è fatta di nomi.
13 ROSA BIANCA
La Rosa bianca fu un gruppo di ragazzi che iniziò da solo la resistenza al nazismo nel giugno 1942 nell’università di Monaco. Furono tutti presi e uccisi. Oggi gli studenti di quell’università, mentre vanno a lezione, passano davanti al busto della ventiduenne Sophie Scholl. Questa è una canzone d’amore per lei.
14 CORSO REGINA COELI
Frammento di mondine che si ricordano di Matteotti, senza averlo studiato a scuola. La resistenza in italiano è di genere femminile.
15 ISABELLA DI MORRA
Isabella era una poetessa del ‘500. Suo padre un nobile sconfitto in guerra era fuggito a Parigi. Lei crebbe circondata dai fratelli che la odiavano e la sgozzarono a 26 anni. In questa canzone si alternano i miei versi ai suoi. Essere donna resta un affare pericoloso.
16 DIFENDI L’ALLEGRIA
Traduzione molto libera di una poesia dell’uruguaiano Mario Benedetti. Forse è l’unico “inno” di questo disco, un inno alla necessità del riso e della vitalità, ma anche un appello a serbare l’incredibile fragilità dell’allegria. Qui Paolo Ciarchi si è proprio sfogato con tutte le percussioni e gli urli possibili e impossibili.
17 ESECUZIONE PRODUTTIVA
Ci sarà mai il grande attore romano col pizzetto che interpreta qui il produttore che armato di buone intenzioni ti copre di consigli per spedirti sulla strada dell’inferno?
18 LA PIAZZA LA LOGGIA LA GRU
Scritto per uno spettacolo teatrale andato in scena per il decennale di Genova 2001 intreccia le storie e i nomi intrecciati delle vittime della strage fascista del 28 maggio del ’74 con gli immigrati saliti su una gru a Brescia nel novembre del 2010.
Ascanio Celestini ha detto di questo brano:
«Lì non c’è semplicemente la questione del fare i nomi. Lì c’è un tema che è forte, che è quello dei vivi che incontrano i morti. L’emozione nell’ascoltare la tua canzone arriva proprio quando i migranti scendono dalla gru e le vittime di Piazza Loggia salgono al loro posto. Mettere i nomi degli uni al posto dei nomi degli altri: lì c’è l’emozione. Se ti fossi fermato alla denuncia della condizione dei migranti, avrei detto “Alessio ha fatto una canzone dignitosa, ed è bene se lui canta la cosa nelle piazze. È bene che si sappia”. Ma poi l’emozione arriva quando s’incontrano i vivi e i morti, e questo può farlo solo la drammaturgia della canzone».